Divide i sindacati dei medici di famiglia l’Atto d’indirizzo con cui, a fine marzo, le Regioni avevano ufficializzato la propria piattaforma contrattuale in vista del rinnovo della convenzione di categoria. Da una parte la Fimmg, la sigla più rappresentativa, che non condivide tutto ma apprezza l’impalcatura principale della proposta, soprattutto su ruolo unico e Aft-Uccp. Dall’altra sigle minoritarie come Smi, Fp Cgil medici, Cisl medici, Fpl Uil medici e Simet, che respingono in blocco la piattaforma regionale e l’11 maggio manifesteranno davanti a Montecitorio.
Ai “piccoli” sindacati, in particolare, non piace assolutamente la proposta sull’h16 delle Aft, le Aggregazioni funzionali territoriali: di fatto, è l’accusa, si ridurrebbe la copertura dei medici delle Cure primarie dalle 24 alle 16 ore. Nelle nuove Aft, infatti, medici di famiglia e medici della continuità assistenziale (senza più distinzioni tra loro, come prevede il cosiddetto ruolo unico) rimarrebbero in servizio continuativamente dalle 8 alle 24; oggi invece la guardia medica copre anche le ore che vanno dalla mezzanotte alle 8 del mattino successivo, una fascia che, nella piattaforma delle Regioni, diventerebbe di competenza dei servizi di emergenza urgenza (il 118, per intenderci).
Ed è proprio questo a suscitare il malcontento delle sigle minoritarie: «Se tale proposta dovesse passare» si legge in una nota diffusa ieri «i medici del 118 dovrebbero occuparsi anche di febbre, mal di pancia e mal di schiena, con il rischio di lasciare scoperti quei pazienti in emergenza cui il 118 può salvare la vita». In sostanza, dicono i sindacati, dopo aver intasato i Pronto soccorso i codici bianchi intaseranno anche centralini e ambulanze del 118. «Questa proposta è soltanto un bluff» ricorda in un altro comunicato Pina Onotri, segretario generale dello Smi «un inganno che nasconde lo smantellamento del Ssn e dell'offerta sanitaria sul territorio nelle fasce notturne: si aprono le porte a chi vorrà offrire privatamente questo tipo di servizi».
Di tutt’altro avviso la Fimmg, che sul tema condivide l’impostazione dell’Atto d’indirizzo: «Non ci sarà nessun rischio di caos nei pronto soccorso» sostiene Tommasa Maio, segretario nazionale di Fimmg Ca (la “costola” del sindacato che rappresenta i medici di continuità assistenziale «l’assistenza sarà garantita dalle 8 a mezzanotte perché sono le ore in cui c’è maggiore richiesta: le statistiche dicono che la gran parte degli accessi avviene nelle ore diurne e non di notte. Per garantire questo modello, i medici di continuità assistenziale, che in Italia sono 16.500, saranno quindi spostati nella fascia 8-24». Nelle Aft, in altre parole, sarà sempre disponibile un medico fino a mezzanotte. «E intensificando l’attività di giorno» prosegue Maio «si potranno prevenire situazioni potenzialmente critiche». (AS)