Con l’entrata in vigore, nell’agosto scorso, della Legge sulla concorrenza crescono a vista d’occhio i farmacisti titolari che trasferiscono la proprietà della loro farmacia a una srl per coinvolgere nell’impresa il fratello o il familiare non farmacista. L’operazione rischia di estromettere queste imprese da Federfarma – le cui attuali regole consentono l’adesione soltanto ai farmacisti titolari individuali o soci di una società di farmacisti – a meno che il sindacato non modifichi in tempi brevi il proprio statuto federale. E proprio questo è l’obiettivo con cui il Consiglio di presidenza di Federfarma si sta muovendo da ottobre: l’idea è quella di procedere secondo un percorso a due tappe, la prima delle quali in programma a metà dicembre, quando all’assemblea generale del sindacato verrà proposto un primo pacchetto di modifiche statutarie dirette a rivedere le regole di ammissione e rappresentanza in senso “inclusivo”. Nella stessa seduta – l’ultima dell’anno – si procederà anche all’insediamento di una commissione che, da gennaio, lavorerà metodicamente a una proposta di revisione dell’intero statuto, per aggiornare norme e meccanismi di funzionamento del sindacato.
Il pacchetto con le modifiche più urgenti è già stato diramato nei giorni scorsi alle associazioni provinciali del sindacato e ieri è stato valutato dal Consiglio delle Regioni in vista dell’esame da parte dell’Assemblea. Tre, in sintesi, gli interventi qualificanti sulle quali saranno chiamati a esprimersi i delegati provinciali e regionali. Innanzitutto c’è la riscrittura dell’articolo 1, comma 3, dello Statuto, in modo da consentire a spa, srl e altre forme societarie (che abbiano o meno farmacisti tra i propri soci) di aderire alla Federazione per il tramite delle associazioni provinciali. Segue la modifica dell’articolo 5, comma 4bis, diretta a garantire il pluralismo sindacale: la proposta, in sostanza, demanda alle associazioni di fissare nel loro statuti un tetto al numero di voti che le società proprietarie di catene potranno esprimere, pari a non più del 5% del totale delle farmacie iscritte al sindacato provinciale. Tale tetto, precisa una modifica all’articolo 10, commi 1ter e 2, non inficerà la rappresentatività della singola associazione nell’assemblea nazionale, perché il numero dei delegati da inviare verrà computato sul totale delle farmacie residenti a prescindere dalla loro titolarità.
Degna di nota, infine, anche la modifica all’articolo 9, comma 3: possono ricoprire cariche sociali nella Federazione, prescrive la proposta che il Consiglio di presidenza porterà al voto dell’Assemblea, soltanto i farmacisti iscritti all’albo. In caso di società di capitale, possono aspirare a tali incarichi i direttori farmacisti delle singole farmacie. (AS)