Oltre a quelle che già si vedevano a occhio nudo, ci sono pure spine nascoste nel decreto inviato dalla Salute alle Regioni con lo schema per la nuova remunerazione di farmacie e distributori. Cifre e percentuali sono quelle già anticipate alla filiera il 10 gennaio, ma l’analisi “formale” del testo con cui il Ministero accompagna la proposta rivela ambiguità e omissioni che rendono il boccone ancora più indigesto. E’ un pasto che Federfarma non intende neanche assaggiare: in attesa che Balduzzi convochi la filiera per ascoltare le sue ragioni (peraltro già esposte negli ultimi giorni con comunicati e incontri a vari livelli) il sindacato si prepara a inviare a Governo e Regioni una diffida formale perché non si proceda nell’iter di approvazione dello schema, previsto dalla normativa in caso di mancato accordo (che invece c’è stato).
Quanto alle spine “nascoste” del decreto, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Sui generici, per esempio: da come è scritto il decreto, sembra che lo schema Balduzzi sottragga l’extramargine dell’8% sui generici a grossisti e farmacie per consegnarlo alle casse del Ssn (rimarrebbe nella filiera solo in caso di acquisto a carico dell’assistito). Nessuna ambiguità invece sull’applicazione della quota percentuale (il 17 o il 10%, a seconda della fascia): se il medicinale è un equivalente inserito nelle liste di riferimento, tale percentuale non si applica sul prezzo al pubblico ma sul prezzo di riferimento, tanto per la farmacia quanto per il grossista.
Perplessità anche in tema di pay-back: il decreto, infatti, indica con precisione la percentuale di sforamento da mettere a carico dei produttori in caso di deficit della spesa territoriale (il 66,65%, ovvero il 58, 65%), ma per la parte restante parla di suddivisione tra farmacie e grossisti «in modo proporzionale agli introiti» anziché alle quote di spettanza, come prevede la legge. Stessa ambiguità quando si riassumono le modalità con cui le Asl saldano le farmacie: il testo parla di prezzo ex factory incrementato dalle diverse quote riconosciute alle due categorie, ma non è chiaro che accade in caso di medicinali di fascia c erogati in regime di Ssn (a soggetti che ne hanno diritto). E poi la ciliegina sulla torta: nel paragrafo relativo alle agevolazioni per le piccole farmacie si prende a parametro un fatturato pari a 258.228,45 euiro, ma è del tutto assente l’indicazione che debba trattarsi di solo fatturato Ssn, da cui il rischio che la platea delle farmacie effettivamente “agevolate” sia ancora più piccolo di quanto si pensasse.