Viene incontro alle richieste formulate più volte da Federfarma – l’ultima soltanto una settimana fa – la
comunicazione con cui ieri l’Aifa ha rinviato ulteriormente, dal 30 giugno al 31 gennaio 2018, il termine dal quale i produttori di gas medicali non possono più riempire bombole appartenenti a farmacie, distributori, ospedali, case di cura, autoambulanze e studi medici. La proroga, spiega l’Agenzia stessa, si è resa necessaria per la permanenza di «difficoltà tecniche in merito al completamento del processo di acquisizione delle bombole di proprietà di terzi e al fine di evitare carenze di gas medicinali». Come si ricorderà, all’origine del problema c’è la disposizione emanata dall’Aifa nell’aprile del 2015, che ingiungeva alle aziende produttrici di fornire l’ossigeno soltanto in contenitori di proprietà (anche mediante acquisizione e ricondizionamento delle bombole dei clienti) a partire dal primo gennaio 2016. Tre proroghe avevano poi spostato il termine – di sei mesi in sei mesi – al 30 giugno 2017, e ora la quarta che rinvia tutto al 31 gennaio 2018.
Resta per ora sul tappeto la questione dei costi aggiuntivi che i produttori di ossigeno continuano a fatturare alle farmacie per voci come trasporto, noleggio, cauzione bombole e altro ancora, una pratica che Federfarma ritiene inaccettabile in quanto l’ossigeno è per legge un farmaco e di conseguenza i margini della distribuzione non possono essere alterati. Di qui la proposta che ieri la Federazione ha lanciato all’Aifa: «L’ulteriore periodo di proroga concesso alle aziende e indirettamente alle farmacie» recita la lettera firmata dal presidente nazionale di Federfarma, Marco Cossolo «potrebbe essere utilizzato per affrontare sotto la guida dell’Agenzia e nell’ambito di un apposito tavolo, esteso alle aziende produttrici e alla filiera, le questioni che ancora rimangono da risolvere». A partire, appunto, dal «tema dei costi aggiuntivi che le imprese continuano a fatturare alle farmacie, ad avviso di Federfarma illegittimamente». (AS)