Rapporto Pit-Salute, per 1 italiano su 5 spesa farmaci è problema
13/12/2017 00:08:25
Il costo dei farmaci, che si tratti di ticket o di medicinali a totale carico dell’assistito, rimane una delle lamentele più ricorrenti tra le segnalazioni che in tema spesa sanitaria privata giungono al Tribunale per i diritti del malato. Ne fa riferimento il 19,4% delle persone che nel 2016 si sono rivolte al TdM per ragioni economiche, un tasso d’incidenza secondo soltanto a quello degli assistiti che si lamentano per i costi esorbitanti dei ticket su esami diagnostici e visite specialistiche (33,8%). Sono alcuni dei dati che arrivano dal XX Rapporto Pit-Salute, lo studio di Cittadinanzattiva che classifica e analizza le segnalazioni giunte in un anno al Tribunale per i diritti del Malato su inefficienze e inadeguatezze della sanità pubblica.
Presentato ieri a Roma e realizzato con il contributo incondizionato di Fofi, Fnomceo e Ipasvi (la federazione dei collegi degli infermieri), il Rapporto dedica un capitolo ai problemi lamentati dagli italiani in materia di farmaci. In testa ci sono i medicinali per l’epatite C, ai quali fanno riferimento il 44,4% delle segnalazioni relative all’assistenza farmaceutica: si va dall’accessibilità di tali prodotti alla mancanza di informazione e orientamento, dalle limitazioni fissate dall’Aifa per beneficiare dei trattamenti alle difficoltà con cui i centri abilitati a prescrivere ed erogare rendono disponibili i nuovi farmaci.
Segue l’annoso problema della carenza di farmaci: la chiamano in causa il 24,2% delle segnalazioni, metà delle quali fa riferimento all’indisponibilità di medicinali nelle farmacie del territorio e un quarto (26,7%) a ritardi nell’erogazione di specialità ospedaliere, soprattutto a causa delle limitazioni di budget di Asl e Ao. Al terzo posto l’insostenibilità della spesa privata per farmaci, legata innanzitutto ai farmaci di fascia C (54,2% delle segnalazioni di questo gruppo) ma anche alla differenza di prezzo tra brand e generico (29,2%) e al ticket sui farmaci (16,7%).
L’accessibilità delle prestazioni sanitarie rimane in ogni caso il problema che impensierisce la maggior parte degli italiani: ne riferisce il 31,3% delle segnalazioni, nelle quali il bersaglio più frequente delle lamentele è quello delle liste d’attesa. Il problema grava innanzitutto sulle visite specialistiche (40,3%) e poi sugli interventi chirurgici (28,1%). Chiudono gli esami diagnostici: il 19% dei casi riguarda l’eccesso di attesa per una ecografia, il 10,5% una Tac e il 10% dei casi una radiografia. Colonscopia e mammografia, pur trattandosi di esami inseriti nei programmi di screening, sono segnalati nel 7,1% delle lamentele.