
Assomiglia sempre di più al proverbiale gioco del cerino acceso la trattativa in corso tra Governo e Regioni sulla Legge di Stabilità e sui tagli al Fondo sanitario 2015. Ieri la Conferenza dei governatori avrebbe dovuto esprimere un parere ufficiale sulla Manovra, corretta secondo gli accordi presi la settimana scorsa dal suo presidente, Sergio Chiamparino, e dal ministro per gli Affari regionali, Carmela Lanzetta. Tutto rinviato a nuova data, invece, perché l’intesa sui tagli c’è ma nessuno vuole assumersi la responsabilità di dire dove cadranno. La cornice resta quella di venerdì: la Sanità dovrebbe perdere nel 2015 circa 1,5 miliardi di euro, praticamente l’aumento che il Patto della Salute prometteva per il nuovo anno rispetto alle risorse stanziate nel 2014 (un po’ meno di 110 miliardi). In questo modo le Regioni attutiscono i 4 miliardi di tagli prospettati in prima battuta dalla Manovra, che restano ma non andranno interamente a scaricarsi sul trasporto pubblico locale e sugli altri servizi territoriali. L’altro ieri, in un’intervista alla radio, Chiamparino aveva ipotizzato che di quei 1.500 milioni sarebbero stati recuperati con risparmi sugli acquisti per beni e servizi (un miliardo) e con interventi sulla farmaceutica (500 milioni), Federfarma è già sul piede di guerra e e si prepara a una battaglia senza quartiere per difendere la spesa convenzionata.
Le Regioni, in ogni caso, vogliono che sia il Governo ad assumersi ufficialmente la responsabilità dei tagli, dettagliandoli nero su bianco nella Manovra. Allo scopo, Chiamparino e colleghi avevano inviato un emendamento in 5-6 punti che Renzi avrebbe dovuto accogliere entro il pomeriggio di ieri, in modo da consentire ai governatori di esprimere subito a ruota un parere ufficiale sul ddl Stabilità. «Ci deve dire dove tagliare, su quali voci» sono state le parole del presidente della Campania, Stefano Caldoro «si parla di un miliardo e mezzo rispetto alla previsione di spesa 2015, ma quella spesa deve essere quantizzata».
L’esecutivo invece si è preso ancora un po’ di tempo per riflettere e ai governatori non è rimasto che rinviare. Forse per poche ore soltanto però: per il viceministro all'economia, Enrico Morando, oggi o domani il governo dovrebbe presentare alcune proposte emendative in tema di tagli alle Regioni. Anche in questo caso tuttavia, sarà difficile evitare dissidenze tra le Regioni: il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha confermato ieri che voterà contro il ddl; il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha ribadito il suo no a interventi che colpiscono indistintamente amministrazioni brave e meno brave. E intanto il cerino continua a bruciare. (AS)