La norma del decreto terremoto che, nelle Regioni colpite dal sisma, autorizza le farmacie a dispensare i medicinali della diretta non rappresenta soltanto un intervento tangibile a favore delle comunità locali, ma servirà anche a dimostrare che il Ssn può fare fare tranquillamente a meno della 405/2001. E’ il commento con cui, in Federfarma, viene accolta la notizia del via libera definitivo al decreto che detta nuovi interventi nelle aree terremotate. «E’ un provvedimento che innanzitutto va incontro alle esigenze delle popolazioni terremotate» avverte la presidente di Federfarma, Annarosa Racca «in molti paesi le farmacie rappresentano l’unico servizio ancora funzionante, autorizzarle a dispensare i medicinali della diretta significa garantire l’accesso al farmaco su tutto il territorio. Ancora un grazie, quindi, all’onorevole Paolo Tancredi per aver portato avanti l’emendamento quando il decreto era all’esame di Montecitorio».
La disposizione, però, non fa felici soltanto le popolazioni colpite. «Ci eravamo posti l’obiettivo di svuotare la distribuzione diretta un pezzo alla volta» spiega a Filodiretto il presidente del Sunifar, Alfredo Orlandi «ci stiamo riuscendo nonostante lo scetticismo che sentivamo attorno. Sapevamo che ci sarebbe voluto tempo perché questi sono i ritmi della politica. E sapevamo che se avessimo cercato di attaccare frontalmente la 405/2001 saremmo stati ributtati indietro. Abbiamo allora deciso di aggirarla, di aprire nelle sue mura una serie progressiva di crepe».
Ora però, ci sarà da lavorare perché le Regioni terremotate (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) presentino entro il 30 aprile i piani che apriranno le porte della diretta alle farmacie. Come prescrive la legge appena approvata (e in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale): «Talloneremo e aliteremo sul collo» promette Orlandi «non solo delle amministrazioni regionali ma anche delle rappresentanze territoriali di Federfarma. Sarà l’occasione per distinguere tra chi fa veramente sindacato e chi invece si limita a fare rumore».
Intanto l’approvazione del decreto da parte dell’aula di Palazzo Madama lascia qualche strascico “politico”. Approvato alla Camera quasi all’unanimità (un solo astenuto), l’emendamento sulla diretta alle farmacie ha ricevuto al Senato forti critiche dal M5S. Fa testo l’intervento del pentastellato Luigi Gaetti, già noto ai titolari di farmacia per le sue aperture alla farmacia non convenzionata e alla liberalizzazione della fascia C. «A prima vista» ha detto Gaetti in aula «la norma apparirebbe utile. Senonché, un mese fa circa ho partecipato a un convegno organizzato da una società farmaceutica, nel quale i farmacisti si lamentavano del calo dei loro fatturati e chiedevano che molti di questi farmaci ospedalieri, il cui prezzo può arrivare anche a 50mila o 70mila euro per trattamento, potessero essere distribuiti dalle farmacie».
«Abbiamo subito capito che il senatore Gaetti è disinformato» è la replica di Orlandi «tant’è vero che il giorno dopo lo abbiamo raggiunto telefonicamente per chiarire il quadro: non vogliamo i farmaci ospedalieri ma quelli di fascia A-Pht, che non costano quanto pensa Gaetti e alle farmacie non porteranno fiumi di denaro, perché i titolari saranno remunerati in base alle tariffe della dpc. Speriamo di averlo convinto, l’episodio però fa capire quanto la nostra classe politica sia lontana da certi temi». E sì che il senatore del M5S è pure medico. (AS)