Concorso straordinario al “rien ne va plus” anche in Friuli Venezia Giulia, che venerdì ha chiuso la fase delle candidature. In tutto sono 640 le domande presentate (delle quali 276 in forma associata), per un rapporto tra iscrizioni e farmacie in gara che - dopo il picco dell’Emilia Romagna - torna ad avvicinarsi al trend nazionale: sono 49, infatti, le sedi da assegnare nella regione, il che significa circa 13 candidati per farmacia, valore non molto dissimile da quello rilevato nella maggior parte degli altri concorsi.
Medie a parte, per i nuovi titolari friulani si prospetta un futuro non proprio in discesa. Già basterebbe il fatto che molte delle nuove sedi risultano collocate in zone e comuni di ridottissima appetibilità, a causa della dimensione prevalentemente montana della regione. Ma poi ci sarà da fare i conti con la spietata “concorrenza” delle Asl, che sta già mettendo a terra le farmacie in attività. Tanto che nei giorni scorsi si è registrato il primo fallimento di farmacia friulana e altre quattro rischiano di seguire a breve. Non è certo il primo caso in Italia (solo in Campania hanno dichiarato default già in cinque) ma in Federfarma regionale c’è la netta convinzione che la causa principale della chiusura vada imputata proprio all’aggressività dell’Azienda sanitaria competente per territorio, quella dell’Alto Friuli. «Abbiamo con la Regione un accodo sulla dpc che ci riconosce l’esclusiva» spiega il presidente di Federfarma regionale, Alessandro Fumaneri «ma l’Asl lo aggira perché distribuisce direttamente il primo ciclo terapeutico. Tutto compreso, anche i farmaci di fascia C. E a tutti, pazienti in dimissione e in visita specialistica, che così vengono riforniti a ogni passaggio dal medico. Risultato, molti titolari fanno sempre più fatica a stare nei conti». «La farmacia che è andata in default» rincara Alessandra Forgiarini, presidente di Federfarma Udine «si è vista ridurre in pochi anni le ricette rosse del 70%. Oggi in Friuli l’utile medio si è ormai ridotto a poco più di due euro a pezzo». E il sospetto è che buona parte dell’arretramento vada addebitato all’aggressività delle Asl friulane: «Per ora è soltanto un’ipotesi» conclude Forgiarini «ma stiamo analizzando i dati delle ricette per trovare le conferme. E intanto aspettiamo la decisione del Tar sul nostro ricorso contro la delibera regionale che ha dato via libera alle Asl per questi “aggiramenti” della dpc».