
Con la presentazione la settimana scorsa, in Commissione Affari sociali e Sanità del Senato, degli ultimi dati Istat che mostrano che nel 2022 le visite specialistiche sono passate dal 42,3%, del 2019, al 38,8% del periodo pre-Covid, e gli accertamenti diagnostici sono scesi dal 35,7% al 32%, si è riacceso il dibattito delle lunghe liste d’attesa per esami e prestazioni sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale.
Per l’Istat, i pazienti hanno pagato interamente le prestazioni per evitare la lunga attesa sono aumentati, nel 2022, dal 37% al 41,8%, per le visite specialistiche, e dal 23% al 27,6% per gli accertamenti diagnostici. Tra le cause del problema ci sono l’aumento delle richieste post-Covid, la carenza di medici e la tendenza, da parte delle strutture private convenzionate, a favorire le prestazioni a pagamento piuttosto che quelle in convenzione.
In questo scenario, la farmacia può dare un contributo importante alla riduzione delle liste d’attesa come erogatrice di servizi qualificati sul territorio, come suggerisce un editoriale sull’ultimo numero di Farma Mese. “In farmacia si possono fare elettrocardiogrammi, holter pressori e holter cardiaci. Sono circa 8.000 le farmacie che attualmente garantiscono ai cittadini prestazioni sanitarie di telemedicina”, ha sottolineato in un’intervista a Farma 7 Marco Cossolo, presidente di Federfarma, spiegando che questi dati “dimostrano che la farmacia è un presidio di prossimità territoriale tecnologicamente avanzato, efficiente ed efficace, anello di congiunzione tra Servizio sanitario nazionale e cittadini”. Dunque, come sottolinea Cossolo, convenzionare i servizi in farmacia permetterebbe di ridurre le lunghe liste di attesa.