Aids: in Italia due terzi casi Hiv scoperti in fase avanzata Esperta Iss, 'percezione del rischio si è molto abbassata'

- ROMA, 01 DIC - In Italia in due terzi dei casi le persone scoprono di essere Hiv positive in fase avanzata: c'è un forte ritardo nelle diagnosi ed una sempre minore attenzione rispetto al problema dell'Aids. A sottolinearlo Barbara Suligoi, del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, al convegno organizzato dal ministero della Salute in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids. "La percezione del rischio si è molto abbassata e c'è poca consapevolezza dei pericoli della trasmissione via sessuale. La buona nitizia tuttavia - ha aggiunto l'esperta - è che si è assistito ad una continua riduzione dei decessi grazie all'effetto delle terapie". Nel 2021 in Italia ci sono state 1770 nuove diagnosi da Hiv e 382 casi di Aids conclamato, con un'incidenza in diminuzione grazie alle terapie antiretrovirali. Tuttavia siamo ancora ben lontani, hanno sottolineato gli esperti, dagli obiettivi dell'Oms di arrivare al 95% di persone a conoscenza della propria positività, il 95% di persone hiv positive che possono avere una terapia e il 95% che riesce ad avere una carica virale azzerata. Ma il problema più urgente da affrontare, ha rilevato anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, è proprio il ritardo nelle diagnosi aumentando l'attenzione rispetto ai fattori di rischio per le malattie sessualmente trasmesse. Nel mondo poi, ha concluso l'infettivologo Stefano Vella, "l'Aids è ancora una pandemia globale con 38 milioni di persone cin Hiv e 1,5 milioni di nuove infezioni nel 2021. Il problema è che non si riescono ad abbattere le nuove infezioni a livello globale e le più colpite sono le giovani donne con il 59% delle nuove infezioni".