di Gianni Petrosillo, Presidente Sunifar
La lettura dei quotidiani in questi ultimi tempi non infonde di certo ottimismo. Vengono in mente le parole di una vecchia canzone di Caterina Caselli:
“Guardo le nuvole lassù…”, e che nuvole… e come cambiano velocemente. Abbiamo venti di guerra sempre più inquietanti, bollette luce e gas alle stelle, inflazione galoppante (+8,9 per cento a settembre,
fonte Corriere della Sera) e molto altro ancora.
Il campo sanità non è da meno. Un’Ansa dello scorso agosto stimava i prossimi pensionamenti, tra ospedalieri e medici delle cure primarie, in
45.000 in cinque anni e in 80.676 in 10 anni, non totalmente compensati da nuove assunzioni. In particolare, a 10 anni, a fronte di un pensionamento che interesserà 33.392 medici di famiglia, le
new entry sono stimate in 11.000, con
un saldo negativo di -22.393 Mmg. Numeri davvero preoccupanti.
Intanto, negli ospedali si parla di “medici a gettone”, acquisiti tramite le cooperative; di rivedere i massimali per le cure primarie; di ricorrere a
prestazioni extra da parte di Mmg disponibili per dare assistenza agli assistiti che ne sono privi, con l’aiuto delle farmacie per veicolare i pazienti verso i punti di assistenza.
Riorganizzare il territorio
La riorganizzazione della medicina territoriale dovrà essere l’occasione per riequilibrare la risposta del SSN ai bisogni del territorio. Qui però vengono spontanee alcune domande:
questa soluzione verrà dalle case di comunità? Queste nuove strutture, pur costituendo una forma di decentramento di alcune prestazioni (dall’ospedale al territorio), non rischiano, con un loro rapporto sulla popolazione di 1/30mila, di impoverire ulteriormente l’assistenza di prossimità?
Se la vera priorità è la risposta di prossimità,
non bisogna piuttosto rinforzare le reti di assistenza sul territorio – ambulatori medici, farmacie, infermieri – tutte da riordinare, tutte da mettere in connessione tra loro e tra loro e le stesse case della comunità?
Si è letto qualcosa del genere, ma
molto bisogna fare ancora per passare dalla teoria alla pratica. Ci affidiamo al nuovo Governo, sperando di avere un’efficace interlocuzione come quella che ci è stata fino a questo momento, magari anche partendo con il
rimettere al centro dell’assistenza farmaceutica il cittadino, come oggi non avviene in modo uniforme per tutto il Paese.
Diretta e convenzionata, nulla di nuovo nella governance di spesa
Nel 2021, per la prima volta, si è invertito il rapporto tra la quota percentuale del tetto spesa farmaceutica per acquisti diretti e quello per la convenzionata a favore della prima, che ora è al 7,85 per cento (era il 6,89 per cento), contro la seconda, che è il 7 per cento (era il 7,86 per cento).
Eppure ancora si stimano sforamenti della spesa diretta – 11,8 miliardi rispetto a un tetto di circa 9,8 (
fonte Iqvia) – e
ancora leggiamo di ipotesi di ulteriore prelevamento di farmaci dal canale dell’assistenza Convenzionata per inserirli in quello degli acquisti diretti. Questa, di sicuro, non è una risposta alla prossimità e, forse, neppure una razionale ed efficiente risposta alla necessità di revisione della
governance della spesa.
A questo punto non resta che confidare, come buon auspicio, nelle parole finali della canzone già citata, sperando di poter dire presto
“…le nubi sono già più in là..”